IL XIX secolo fu un periodo d’oro per lo sviluppo di strumentazioni per indagini optometriche e oftalmiche. Iniziarono le osservazioni dell’occhio illuminato lateralmente da un fascio di luce focalizzata, che anticipano le successive indagini con lampada a fessura. Nel 1863 venne introdotto il primo strumento di misura del potere di una lente per occhiali e dodici anni più tardi, fu scelta la diottria come unità di misura del potere delle lenti. 

Nel 1914, quando apriva i battenti l’Ottica Arnaldo Chierichetti a Porta Romana, i negozi di ottica non si occupavano, però, solo di problemi di vista; vendevano cannocchiali, termometri, macchine fotografiche, microscopi e strumenti di fisica in genere. Quello di Arnaldo (1887-1975) non si discostava da questa tradizione. Saprà, tuttavia, stare al passo con i tempi, cessando di occuparsi di fotografia, di geodesia e di meteorologia nel giro di qualche anno. 

Oggi, dopo quasi 110 anni di storia, l’azienda si occupa solo di ottica e optometria, ma tanta e varia è la strumentazione raccolta e conservata dalla famiglia Chierichetti nel corso di questa lunga storia imprenditoriale. Molti di questi oggetti sono conservati e visibili nelle teche progettate dall’architetto Roberto Menghi e collocate nel corridoio che unisce gli edifici Atlas U1 e Quantum U2 dell’Università di Milano-Bicocca. 

Questi strumenti sono una preziosa testimonianza dell’evoluzione dell’ottica dal 1914 a oggi. All’epoca non erano così diffusi gli occhiali che siamo abituati a utilizzare; si usavano il pince-nez, gli stringinaso, il monocolo oppure preziosi occhiali con montature in oro, argento, tartaruga e corno e le lenti erano in cristallo di rocca o in speciali tipologie di vetro. In quegli anni nascono anche gli occhiali con lenti colorate e di sicurezza, utili soprattutto per i conducenti di treni, aeroplani e automobili; si diffondono inoltre le montature adatte agli sportivi, dotate di un elastico che le mantiene aderenti alla testa nonostante i movimenti.

L’ottico era professionista e artigiano, lavorava a mano la materia prima per trasformarla nel prodotto finito, l’occhiale, strumento tuttora indispensabile a chi ha dei difetti visivi. Grazie allo sferometro prima e al frontifocometro poi, poteva verificare il potere correttivo delle lenti analizzate.

La classica cassetta di lenti, da montare su un occhiale di prova, che siamo tuttora abituati a vedere negli studi oculistici o presso i nostri ottici di fiducia era l’unico strumento a disposizione fino agli anni Venti per verificare l’acuità visiva. Utilissimo, in caso di astigmatismo, era poi il disco di Placido, (foto) uno strumento a cerchi bianchi e neri concentrici con una lente positiva montata al centro che permette di osservare l’immagine dei cerchi riflessa sulla cornea e quindi stabilire le sue eventuali deformazioni. Su tale principio si basano anche i moderni topografi corneali.

La lampada a fessura, invece, entra a far parte della strumentazione dell’Ottica Chierichetti quando iniziano ad essere applicate le lenti a contatto. Si tratta di un oggetto indispensabile per osservare, ingrandita e illuminata da vari punti, la cornea e la lente posta su di essa.

Questi e altri oggetti intrecciano la storia della famiglia Chierichetti con quella del nostro Ateneo, primo in Italia ad istituire il Corso di Laurea in Ottica e Optometria, nel 2001. A conferma di quanto affermava Arnaldo, per il quale:

L’ottico non deve essere solo un commerciante, ma un professionista colto nella sua materia, per poter essere di valido aiuto verso il suo cliente e la società

Arnaldo Chierichetti