Si è soliti fissare la nascita della psicologia sperimentale con la fondazione nel 1879 del laboratorio diretto da Wilhelm Wundt presso l’Università di Lipsia. La filosofia, che per secoli aveva cercato di carpire e descrivere i segreti della mente, si affidava a questa nuova disciplina per misurare con precisione scientifica la psiche, che nel caso degli animali si risolve nel comportamento osservabile, mentre per gli esseri umani si estende anche ai processi psicologici, sia inconsci che consci grazie ai quali il soggetto costruisce le proprie risposte comportamentali agli stimoli. Una disciplina ambiziosa fondata su complesse campagne sperimentali e, dunque, sui laboratori.

Per ridurre i processi consci alle loro componenti fondamentali occorrevano strumenti di precisione. Bisognava misurare stimoli, sensazioni e risposte volontarie: fra i tanti apparecchi necessari, l’Aspi – Archivio storico della psicologia italiana conserva oggi un oftalmoscopio elettrico per l’osservazione del fondo dell’occhio e dunque delle varie strutture che compongono la tonaca retinica del bulbo oculare, e un dinamometro a molla, per misurare la forza sviluppata.
A questa prima generazione di apparecchi se ne aggiunsero via via di nuovi, sempre più sofisticati: nel 2009 è stata donata al centro Aspi una collezione di 12 apparati strumentali in uso presso l’Istituto di psicologia della Facoltà di medicina dell’Università degli studi di Milano, sorto alla metà degli anni Sessanta del Novecento e diretto dallo psicologo Marcello Cesa-Bianchi.
Fra questi ricordiamo: un elettrocardiografo portatile per visualizzare l’attività elettrica del cuore; un tachistoscopio elettronico per sottoporre al soggetto una serie di stimoli visivi a diverse velocità, un trapezio rotante per gli studi sulla percezione.


Non mancano tuttavia strumenti ideati per osservare e comprendere i meccanismi del comportamento, come una Skinner box; si tratta di una gabbia per cavie, dove gli animali potevano liberamente esplorare l’ambiente e compiere azioni come premere una leva, alla quale era spesso collegato un generatore di shock, anch’esso presente nella collezione.

Troviamo poi un computer Olivetti, modello P 652, in produzione dal 1965 e disegnato da Mario Bellini, un “Running time meter” per la misurazione degli intervalli di tempo, un proiettore di diapositive e uno schermo.
Si tratta di un piccolo patrimonio che fotografa l’evoluzione della psicologia sperimentale, dalle sue origini fino alla seconda metà del secolo scorso e testimonia l’intensa attività di quel contesto milanese nel quale Marcello Cesa-Bianchi proseguì il sentiero già tracciato da Agostino Gemelli e Casimiro Doniselli, protagonisti della scena sperimentale del primo Novecento.
Bibliografia
Cesa-Bianchi, M., Porro, A. & Cristini, C. (2009). Sulle tracce della psicologia italiana. Storia e autobiografia. Milano: Angeli.
Danziger, K. (1990). Constructing the subject: Historical origins of psychological research. Cambridge: Cambridge University Press. Trad. it. La costruzione del soggetto. Le origini storiche della ricerca psicologica. Roma-Bari: Laterza, 1995.
Montanari, I. (2013). Agostino Gemelli e la psicotecnica nel secondo dopoguerra. In: Antonelli, M. & Zocchi, P. (a cura di). Psicologi in fabbrica. Storia e fonti. Roma: Aracne, pp. 129-153.